Amo così tanto la mia città, come una creatura... che nel viverla giornalmente mi stupisco di accettare le sue incongruenze.
Mi stupisco di accettare l'operato di alcuni suoi amministratori, non tanto disattenti ai problemi della città, quanto alla loro (sembrerebbe) incapacità nel gestirla, nel renderla viva, bella, appetibile ad un turismo... che non è mai esistito.
Mi sconvolge la grande capacità di questa amministrazione nel saper trovare soluzioni assurde, brutte, incomprensibili, inadeguate in tutto ciò che prova a creare. Un esempio per tutti? Mi sono domandato diecimila volte chi è il fornitore delle panchine del nostro comune e chi sceglie le panchine per le nostre misere piazze: sono le panchine più sfigate, scomode, antiestetiche che abbia mai visto in tutta italia.
Ancona potrebbe essere un gioiello di città, una bomboniera italiana. Ma con queste panchine è una bomboniera scomoda, brutta, antiestetica.
E la panchina è ovviamente la metafora di una città che è riuscita a non insorgere neanche dopo la rivisitazione totale di uno dei luoghi culto di un'urbe: il suo teatro.
Ma questa è un'altra storia, che certamente sarà al centro dell'attenzione di questo "spazio aperto". Per ora, fermiamoci alle panchine!
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